Perizia econometrica (CPT): cos’è e quando è necessaria?

Spiegazione della perizia econometrica su mutuo

In questo periodo sembrano emergere sempre controversie giudiziali contro alcune banche per anatocismo o per applicazione di interessi usurari e sempre più si sente nominare la perizia econometrica. Di cosa si tratta?

In questo approfondimento analizzeremo l’importanza e il ruolo che la suddetta perizia svolge quando si vuole approfondire la situazione relativa al calcolo, corretto o meno, degli interessi, con particolare attenzione a quelli applicati ad un mutuo. Per questo, il primo passo è capire cosa s’intende per perizia econometrica (CTP).

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    Perizia econometrica: cos’è?

    Come l’espressione lascia intendere, la perizia econometrica è un documento redatto da un professionista (quale può essere un perito o un dottore commercialista) volto all’accertamento della regolarità o meno delle condizioni economiche di un finanziamento (mutuo, prestito, ecc…).

    Non si tratta di un resoconto generico della situazione relativa al calcolo e all’applicazione degli interessi su un finanziamento (che è possibile ottenere tramite l’utilizzo di tool gratuiti, che però offrono risultati non di certo esaustivi), ma è una relazione dettagliata e analitica che prende in esame il profilo contrattuale e contabile e finalizzata ad accertare la sussistenza o meno di anomalie.

    È, in sostanza, un documento tecnico, per la compilazione del quale è richiesto l’utilizzo di software specifici, attraverso i quali è possibile effettuare calcoli inserendo i dati riportati sui documenti ufficiali in base al tipo di contratto.

    Come documento tecnico, è evidente che esso richieda in più una forma specifica e una ‘’ufficialità’’, garantita in questo caso dalla firma di una persona abilitata. Ciò fa sì che la perizia abbia un valore tale da poter essere presentata come prova in tutti quei casi in cui si procede a trattative stragiudiziali che, come vedremo, precedono possibili sviluppi in chiave processuale della vicenda.

    Quando si effettuano perizie econometriche?

    Si è già avuto modo di anticipare che le perizie econometriche si effettuano qualora si sollevi il dubbio circa l’ipotesi che la banca o la finanziaria abbiano applicato tassi di interesse usurari. Tipico e sempre più frequente è il caso dell’anatocismo bancario, ossia l’operazione (tra l’altro vietata per legge) in base alla quale la banca applica interessi su altri interessi aggiunti alla somma capitale di un credito. In parole più semplici, esso consiste in un calcolo di interessi sugli interessi capitali.

    Qualora un soggetto rilevi anomalie in tal senso, non basta presentare un estratto generico, perché non ha alcun valore probatorio ed infatti avvocati, magistrati ed intermediari fanno esplicita richiesta di presentazione di una perizia econometrica, senza la quale per le banche è facile negare le evidenze opponendo i contratti e uscendone come parte vincente.

    Prima di richiedere una perizia econometrica è possibile procedere con una verifica preventiva, la cosiddetta pre-analisi, in cui si esaminano alcuni campioni degli estratti conto; accertata da qui la presenza di anomalie, l’interessato può decidere se proseguire o meno con la perizia.

    Tramite la perizia, invece, è possibile indagare se il tasso applicato ad un finanziamento è irregolare; ma, una volta accertato, non è sufficiente opporre alla banca la perizia per ottenere il rimborso della somma indebitamente versata.

    L’unica strada praticabile sembrerebbe essere quella giudiziale, ma prima di arrivare a questa situazione, si tenta una mediazione. Se questa dovesse concludersi con un nulla di fatto, vale a dire senza alcun accordo tra le parti, allora si andrà in giudizio, dove la perizia econometrica stilata all’inizio verrà usata per tutto il processo (adattandola nelle cifre, considerati i tempi di durata di questi processi).